Litigare si può, basta saperlo fare! Ecco 4 regole per litigare bene

Sorpresa! Litigare si può… basta saperlo fare. E per farlo bene c’è un metodo. Lo ha inventato  Daniele Novara, pedagogista. È fatto da 4 passi:  i primi 2 sono indietro  e, dopo, 2 passi avanti. Provate a metterlo in pratica. E vedrete che risultati…! Anzi, casomai poi raccontateceli.

I 4 passi per litigare bene

Vediamo bene bene come si fa… passo dopo passo. Intanto la regola numero Zero, prima ancora di fare i 4 passi è:

«Non ti insulto non ti picchio».

Parolacce e violenza sono bandite. Altrimenti, cari ragazzi, non si può neanche cominciare.

Litigare non è farsi la guerra ma trovare un accordo. Il conflitto è una possibilità, un’occasione che avete da non sprecare con insulti e a suon di botte.  È un’occasione per crescere e magari, chissà,  scoprire nuove amicizie? D’altronde non si litiga con tutti ma spesso con le persone che ci interessano.

I bulli infatti non sanno litigare.  A loro manca qualcosa: la capacità di affrontare una situazione con le parole, di argomentare. Sono dei carenti conflittuali. Un parolone un po’ difficile per dire che non hanno gli strumenti per avere una relazione normale con le persone. La buona notizia è che però tutti si può imparare! L’importante è non mettere tutto sotto il tappeto e girarsi dall’altra parte quando si vede qualcosa che non va. Il bullo ha gioco facile con l’omertà del gruppo. Se invece vediamo qualcosa che non va e lo facciamo emergere, togliamo le armi al bullo.


1 – Non è colpa mia. Non è colpa tua.

litigare beneQuando si è litigato, il primo passo è: non cercare il colpevole. Il problema non è il tuo amico o la persona con cui discuti.  Il primo pensiero da fare (e non è facile) è: noi abbiamo un problema, vediamo insieme qual è questo problema.  Ci diciamo, l’un l’altro, che io non sono il tuo problema e tu non sei il mio. Puntarsi il dito contro non serve. Anzi. Se uno viene minacciato, l’altro si difende e questo non porta a nulla. Ognuno tira su il suo muro e se c’è un muro non possiamo parlarci! Quindi? Un passo indietro. È quello più difficile ma più importante, perché siamo abituati a fare in modo diverso. Ma non per colpa vostra! Ci hanno abituato fin da piccoli a fare così… Bisogna cambiare lo sguardo su qualcosa che è così da sempre, anche quando i vostri genitori erano piccoli e anche i nonni e indietro nel tempo… ma da sempre non funziona! È la fatica più grande. Ma… se non è colpa sua o mia, il problema qual è allora? Dobbiamo parlare del fatto, di quello che non è andato bene.


2 –  Io non comando. Tu non comandi.

litigare beneNon imporre la soluzione. Nessuno dei due ha la soluzione giusta. Nessuno dei due ha la corona in testa. E allora… giù dai piedistalli! Siamo alla pari. Sgombriamo il campo da torto e ragione, senza pretendere che io ho per forza ragione e l’altro no. Qui lo sforzo è entrare un po’ nel punto di vista dell’altro, nessuno ha la soluzione in tasca. Ci vuole un po’ di empatia, sapete cosa significa? La parola viene dal greco ἐν, «in», e -πάθεια, dalla radice παθ- del verbo πάσχω, «soffro» e  si intende la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persone. In pratica mettersi nei panni dell’altro. E quindi farsi delle domande. Perché ha vissuto così il tale problema? Come ti sei sentito? Che cosa hai pensato?  Tutte domande che portano alla scoperta dell’altro, non tanto per giudicarlo o accusarlo, ma per capire il suo punto di vista. Magari non ha neppure capito di avere fatto qualcosa che ci ha ferito.


Questi erano i due passi indietro: ci siamo trattenuti dal non fare qualcosa che di solito facciamo. Ora dobbiamo fare 2 passi avanti. Ecco quali.


3 – Io parlo tu ascolti. Io ascolto tu parli.

Ora si tratta di scambiarsi la reciproca versione di quello che è successo. Se è un litigio, cioè se non si tratta bullismo e non c’è violenza, meglio cavarsela da soli senza l’intervento degli adulti.  Ora bisogna rispettare i tempi di ciascuno, non parlarsi addosso, ascoltare. Bisogna fare la fatica di ascoltare. In alcune scuola sono stati realizzati dei conflit corner o angoli dei litigi o addirittura delle stanze apposta dove i ragazzi come voi possono andare a discutere per chiarirsi. Se non si è sicuri di essere capaci di saper rispettare i tempi di parola dell’altro, si può anche mettere un timer o prendere un oggetto, come un gomitolo da srotolare. Parla solo chi ha in mano l’oggetto. L’altro ascolta.


4 – Ci siamo chiariti?

Ultimo passo: trovare un accordo.  Facciamoci la domanda: ci siamo chiariti? Dobbiamo essere d’accordo tutti e due. E l’accordo si trova non perché siamo stanchi e ci siamo stufati di parlare e neppure perché lo ha trovato qualcun altro. Ma perché è un accordo che soddisfa entrambi. Potrebbe anche essere che l’accordo non lo troviamo, nonostante la discussione. Beh… non importa!  L’importante è il processo che abbiamo percorso insieme, che ne abbiamo parlato. Più della soluzione vale la discussione. Altrimenti  ognuno rimane chiuso nella propria rabbia. E come dice un proverbio africano:

due persone arrabbiate vedono solo la loro rabbia

Stare nel litigio è un modo per sciogliere la rabbia. Certo, non è detto che dobbiamo andare subito a discutere. Magari l’emozione è forte… MMMMMMMM che rabbia!!!!!! Allora meglio calmarsi un po’ e dopo, anche il giorno dopo,  andare a parlare per capire cosa è successo.

Se vi state chiedendo perché fare tutto questo, ecco la risposta facile facile: sapere litigare bene serve per tutta la vita. Non solo quando si è bambini o ragazzi. Serve saperlo fare anche e soprattutto da adulti.  Ma sappiamo che nessuno nasce imparato (…mmmm forse non si dice però rende bene l’idea!). Quindi come a calcio, o pallavolo, o nella matematica per diventare una persona che sa «litigare bene» bisogna allenarsi, è una palestra. All’inizio sarà un po’ più difficile, certe cose non verranno benissimo, ma via via, se ci esercitiamo, avremo la soddisfazione di saper argomentare il nostro punto di vista, con calma e senza urlare, e sapremo ascoltare quello degli altri. Magari dando l’esempio a tanti adulti che davvero non lo sanno fare…

Quindi: buona litigata a tutti!


∗ con la collaborazione di Emanuela Cusimano, pedagogista e formatrice del Cpp, Centro prevenzione dei conflitti, diretto da Daniele Novara, ideatore del metodo «Litigare bene». Il manifesto ha i disegni stupendi di Romina Scarpanti


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