Mameli e il “Canto degli italiani”, un inno da scoprire

inno di Mameli
A sinistra Goffredo Mameli (autore del testo) e, a destra, Michele Novaro compositore della melodia

perché se ne parla

L’Inno di Mameli deve essere insegnato a scuola. Lo aveva deciso la Camera dei deputati, uno dei due rami del Parlamento.  Il Senato aveva dato la sua approvazione l’8 novembre 2012, per far diventare quella decisione legge.  Per chi volesse impararlo oppure per chi vuole semplicemente sgolarsi durante la prossima partita degli Azzurri agli Europei ecco qui parole e spiegazione!

L’Inno di Mameli spiegato ai ragazzi

L’Inno di Mameli, chiamato anche “Il Canto degli Italiani”, fu scritto da Goffredo Mameli, giovane studente genovese, nel 1847 quando aveva solo vent’anni e musicato da Michele Novaro. Goffredo Mameli morì combattendo per la Repubblica Romana nel 1849. Quando lo cantiamo, ripetiamo le parole spesso senza comprenderne bene il significato. Vogliamo provare a “raccontarlo” con parole nostre? Ecco l’Inno di Mameli spiegato bene ai ragazzi…

Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma

Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Italiani, siamo tutti fratelli. La nostra nazione si è svegliata e si è messa sul capo l’elmo di Scipione l’Africano, il condottiero romano che sconfisse Cartagine. È destinata a vincere perché erede di Roma antica che è sempre stata vittoriosa (nell’antichità la vittoria è rappresentata da una dea alata con lunghi capelli). Perciò uniamoci come un esercito in battaglia, disposti anche a morire per l’Italia.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.

Da secoli noi italiani siamo disprezzati dalle altre nazioni perché non siamo uniti. Uniamoci sotto un’unica bandiera e un’unica speranza. È arrivato il momento di farlo.

Uniamoci, amiamoci,
L’unione e l’amore
Rivelano ai popoli
le vie del Signore:
giuriamo far libero
il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?

Uniamoci e vogliamoci bene, così il Buon Dio ci benedirà. Giuriamo di liberare il paese dove siamo nati. Se siamo uniti nel nome di Dio, chi potrà vincerci?

Dall’Alpi a Sicilia
Ovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri sonò.

In questa strofa, un po’ complicata, Mameli ricorda tutte le occasioni in cui gli italiani si sono ribellati all’oppressore straniero.

Dalle Alpi alla Sicilia vive il ricordo della battaglia di Legnano del 1176 dove le città lombarde unite in una confederazione sconfissero l’imperatore tedesco Federico Barbarossa.

Ogni italiano ha il coraggio del condottiero Francesco Ferrucci che nel 1530 morì in battaglia difendendo Firenze contro le truppe dell’imperatore Carlo V.

I bambini italiani hanno l’ardimento di Giambattista Perasso, detto Balilla, il ragazzino genovese che nel 1746 incitò i concittadini a ribellarsi contro gli oppressori austriaci. Il suono di ogni campana ricorda le campane che suonarono a Palermo il lunedì di Pasqua del 1282 incitando i siciliani alla rivolta contro i francesi.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute:
Il sangue d’Italia,
Il sangue polacco
Bevè col cosacco
ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Le spade di coloro che si mettono al servizio dell’oppressore straniero (in questo caso l’Impero austriaco che a quell’epoca occupava la Lombardia, il Veneto e il Trentino) non hanno forza e si piegano come fili d’erba. L’aquila che è disegnata nello stemma dell’impero d’Austria perde le piume come fosse un pollo spennato. L’imperatore austriaco ha oppresso la Polonia e l’Italia con l’appoggio dello zar di Russia ma il sangue degli oppressi si rivolta contro di lui. Uniamoci come fossimo un solo esercito, pronti a combattere e a morire in battaglia nel nome d’Italia.

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9 commenti su “Mameli e il “Canto degli italiani”, un inno da scoprire”

  1. w l’italia sono pronto a combattere contro qualsiasi nemico ,vivo in italia ,e moriro’ per l’italia ,nel bene e nel male di questo popolo pittoresco simpatico,siamo esemplari in tutto!!!nonostante tutto vengono da ogni nazione del mondo a farsi ospitare!!e noi a braccia aperte accogliamo di tutto!!

  2. SONO FIERO DI ESSERE UN CITTADINO ITALIANO, UNO STATO PRONTO A DIFENDERE I PROPI CITTADINI E QUELLI DI TUTTO IL MONDO ,OFFRENDO LORO TUTTO IL NOSTRO APPOGGIO . UNA DELLE NAZIONI PIU BELLE CHE TUTTI HANNO VOGLIA DI VISITARE.W L’ ITALIA PER SEMPRE.

  3. Mi rendo conto che andrò un po’ controcorrente, ma francamente, con bambini piccoli ai quali insegno che la guerra va evitata, farei fatica a fare cantare un inno che per sette volte in passi diversi afferma di essere pronti alla morte…

    1. Josè Sergio Santoro

      Essere pronti alla morte vuol dire, in realtà, che siamo pronti a vivere appieno la nostra vita. Con coraggio e con amore.
      „Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse il primo, come se fosse l’ultimo.“ — Friedrich Nietzsche
      „Compi ogni azione come se fosse l’ultima della vita.“ — Marco Aurelio imperatore romano 121 – 180
      Io questa cosa l’ho spiegata e discussa con i miei alunni.
      E’ importante parlare della morte ai bambini perché molte cose intorno a loro muoiono ogni giorno e tanti di loro cominciano ad avere una visione della vita come quella dei videogiochi, come qualcosa che si può comprare e ricomprare senza fine. E’ l’esistenza della morte che fa della vita qualcosa di unico e prezioso.
      Ciao. 🙂

  4. Pingback: Lo stato italiano, classe quarta(work in progress) - Maestra Mihaela

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